top of page

I disturbi d'ansia

L’ansia può essere definita come uno stato di attivazione psico-fisica relativa ad eventi che potrebbero verificarsi o non verificarsi mai. 
Lo psicoanalista Henry P. Laughlin definisce l’ansia come una “tensione apprensiva, irrequietezza che nasce dal sentire un pericolo imminente ma vago di origine sconosciuta”.
L’ansia non ha un contenuto definito. Se la paura si focalizza su una specifica minaccia esterna, un evento presente o imminente, come scrive il neuroscienziato Joseph LeDoux
(2016), l’ansia implica una minaccia non definita, meno identificabile, “qualcosa di più interno”, un’aspettativa mentale che può avere a che fare con qualcosa che, spesso, è solo immaginato. Si differenzia dalla paura proprio perché non è la reazione ad uno stimolo preciso, ma è accompagnata da un’ideazione su eventi che, spesso, hanno una
probabilità molto bassa di verificarsi.
Per fare un esempio concreto, la tachicardia di fronte ad un grosso cane che corre verso di noi ringhiando, è legata alla paura; la tachicardia che si verifica quando pensiamo che
a noi o ai nostri cari possa succedere una tragedia, è ansia. La differenza riguarda il fatto che il cane è un pericolo contingente e reale, mentre la “tragedia” è un’idea che si riferisce a qualcosa che potrebbe non succedere mai. Ma se l’origine delle due emozioni
è diversa, il vissuto è, invece, molto simile. Una persona molto ansiosa vive in uno stato di continua attivazione, come se, ad ogni suo passo, incontrasse cani ringhianti o bestie feroci. Quando proviamo ansia o paura, infatti, nel nostro corpo si verificano una serie di
cambiamenti funzionali alla gestione di un pericolo sia esso reale o solo immaginato.
Aumenta il battito cardiaco, il sangue affluisce verso i grandi muscoli scheletrici, vengono rilasciati una serie di ormoni (ad es. adrenalina, noradrenalina, cortisolo), in funzione della risposta di attacco (affrontare il pericolo), fuga (scappare a gambe levate) o di freezing (rimanere immobili, incapaci di afre anche un solo passo), cioè di quelle reazioni che consentono di mettersi in salvo da un pericolo.
La persona ansiosa vive “immersa” nell’ormone dello stress, il cortisolo, ed è
costantemente in uno stato di allerta pronta ad affrontare pericoli e minacce. Si tratta di uno stato davvero doloroso, dal quale, spesso, le persone temono di non uscire più.
Curare l’ansia vuol dire innanzitutto decodificare il significato dei sintomi che la persona riferisce. E’ un po’ come se, con l’ansia, fosse il corpo a parlare. Tradurre in parole ciò che la persona sente e vive, è funzionale alla risoluzione dell’ansia. In altre parole, per superare i sintomi, occorre trovare “le parole per dirlo”[1]. Significa fondamentalmente dare voce a ciò che il nostro corpo esprime, costruire un ponte di significati fra lo stato di agitazione a volte molto intenso e continuo che la persona sente e la sua vita. L’ansia è, generalmente, un segnale importante di quanto la nostra vita sia coerente con il nostro vero Sé, cioè con i nostri bisogni autentici e con i nostri veri desideri. A volte, nel corso della nostra vita, senza rendercene conto, ci allontaniamo troppo da noi stessi, dal modo in cui avremmo voluto vivere, dalle nostre aspirazioni o da quello che sarebbe il nostro autentico stile. Oppure non utilizziamo abbastanza le nostre risorse di persone adulte, tendiamo a cercare appoggi esterni anziché contare sull’autoappoggio, molto più costante e soddisfacente. Se letta in questi termini, l’ansia diventa un segnale importante e utile da decodificare in modo da riconoscere bisogni, emozioni e sentimenti che rischiamo di lasciare inascoltati.
Un percorso psicoterapeutico è di grande aiuto nella decodifica dei segnali di ansia e consiste nel dare voce a quelle parti di sé non viste e inascoltate. Mano a mano che emerge il modo in cui la persona si discosta da sé, l’ansia tende a diminuire e i sintomi si affievoliscono. La psicoterapia diventa un viaggio dentro se stessi durante il quale la
persona impara a conoscersi, focalizza i suoi bisogni, le sue risorse, le sue capacità, vede nuove opzioni e alternative percorribili.
La cura dell’ansia diventa, quindi, cura di sé, delle proprie emozioni e del proprio modo di affrontare la vita, oltrechè ricerca di nuove modalità, più rispettose di sé.

[1] M. Cardinal (1994). Le parole per dirlo. Bompiani.

ansia2.jpeg
bottom of page